ANDREA LUPARELLI

La figura del sarto è da sempre nella mia storia. Il sarto era mio nonno, che amavo osservare mentre era intento a cucire.

Gesti semplici, ma veloci ed ipnotici che da bambino mi perdevo a seguire cercando di carpire i segreti e le peculiarità di quella manualità dalla quale nasceva il piccolo prodigio di un abito realizzato su misura. Era l’arte “dell’ago e filo”, erano i tempi in cui il sarto era un consigliere di fiducia, quasi un amico. I tempi del vestito buono, quello fatto per durare una vita.

È così che da vent’anni quel piccolo miracolo rinasce ogni giorno. Chi varca la soglia dei due gradini che separano i sampietrini della mia Roma dalla Sartoria, capisce immediatamente di essere calato in quello che rappresenta la massima espressione del mio mondo: passione, dedizione, cura del dettaglio e lusso. Queste sono la parole chiave che si intrecciano nella mia quotidianità.

La passione per i tessuti di una volta, quelli che potresti trovare nell’armadio di un vecchio direttore di banca anni ’80; la cura del dettaglio che spesso rasenta la maniacalità del conteggio di ogni singolo puntino ribattuto sul rever; la dedizione che è quella che mi spinge ogni giorno a dedicare al lavoro ogni mia energia; il lusso che vivo nel poter vedere nascere ogni giorno una piccola opera d’arte, mai uguale alla precedente o alla successiva.

La Sartoria è questo: un posto speciale che custodisce tutti i segreti e i tesori del puro Made in Italy. Che non vuol dire semplicemente “fatto a casa nostra”, ma racchiude in sé tutta l’unicità del talento e dello stile italiano.